Un pomeriggio assolato che sembra già estate piena… verrebbe voglia di montare strumenti e tavoli nello splendido cortile che si apre di fronte a noi appena passato l’arco d’entrata della cantina. Ma poi ci ricordiamo perché siamo qui e che cosa dobbiamo raccontare. Sei secoli di storia che si respirano di fronte a noi, pensieri di vino, di famiglia e di guerra che si uniscono alle speranze di un futuro migliore per il Raboso Piave, in proseguo architettonico moderno della cantina che si congiunge al vecchio edificio del XVI secolo. Bisogna essere dentro la storia per parlare del Sangue del Piave e con i nostri strumenti saliamo le anguste scale che ci portano al vecchio granaio. Qui le uve di Raboso trascorrono mesi per appassirsi e concentrarsi, impregnando i muri e le vecchie tavole di legno di quel profumo che è un misto di autunno e d’estate, di mosto e di uva. I tavoli sono già apparecchiati con quell’aria rustica e al contempo elegante che alla luce di piccole candele par di stare in un salottino d’altri tempi, in un teatro trevigiano fatto su misura. Accanto a noi, sulla parete, fa da sfondo, alle immagini di vecchi documenti e di guerra, le lancette di un orologio a muro, rimaste lì immobili da chissà quando. E così fermiamo il tempo per attraversare con un sorso di vino i secoli e i sentimenti di altri uomini che dal ricco veneziano, al povero soldato contadino, han condiviso con noi l’ebbrezza e i sogni. Un vino scuro che ci parla di vita e ci fa sentire tutti uguali.
Cinque bicchieri e cinque interpretazioni dello stesso vitigno: il Raboso del Piave! Un trasformista che non vuol passare inosservato e che lotta per raggiungere la vetta di qualità e piacevolezza ancora oggi. Dal frizzante al passito, dalla bollicina al Malanotte DOCG, un filo conduttore che attraversa la storia: le terre del Piave, dove questo vino ha affondato le radici fin dall’epoca pre-romana, un luogo d’elezione per il Raboso. Un vino che sembrerebbe non avere mezze misure con quella rusticità, acidità e tannino senza pari, ma che infine trova sempre una forma che sa accontentare. E la versatilità di chi è sopravvissuto, la forza di chi vuol sopravvivere, la caparbietà di chi non rinuncia a produrlo perché è uno di famiglia. Insostituibile.
La famiglia Bonotto ci accoglie con calore e cortesia: un sorriso, un bicchiere di Raboso rosato frizzante e dei vassoi colmi di crostini con le primizie dell’orto prima che salga il sipario. Poche semplici cose per accompagnare il vino che questa sera, con la storia, è il protagonista indiscusso: delle barchette di formaggi delle latterie locali per tener testa al Potestà e al Malanotte. E’ un piacere capire che questo è un vino che invita al cibo e alla convivialità! Eh sì, il Raboso metterà anche appetito, ma quando arriviamo al passito sembra di avere nel bicchiere tutto ciò che si desidera. E poi una splendida biscotteria secca chiude la scena con eleganza. Chi lo ha detto che la semplicità ha un sapore meno intenso??
Il Silenzio fuori ordinanza
Per un momento tutto si zittisce nell’aria, e sembra che questo liquido scuro nel bicchiere abbia una voce propria, fatta di suoni non comuni, che solo a chi è attento si rivela. Parole di speranza stampate su lettere sporche di terra: i racconti della campagna che si risveglia nella nebbia settembrina, i rumori del bestiame nella stalla, la sfalcio del grano, il filare della seta… i volti di ogni madre, padre, fratello, sorella, amico rivolti a caso a guardare il cielo, immaginando di lasciare al vento il conforto della quotidianità. Un brindisi ai compagni perduti e un augurio di giorni migliori. Non possiamo dimenticare che tutto questo è stato, qui dove siamo ora. Ogni goccia di vino sversata l’abbiamo raccolta e bevuta, perché l’insegnamento della storia non fosse un bicchiere vuoto, ma un calice colmo di verità.
Via de qua malinconia, bruta striga porta via, e con un goto de sto vin, sfido el diaberne e’l destin! – Ludovico Pastò 1788
Raboso è storia liquida, la nostra storia, ma buon sangue e non mente… ci si rimbocca le maniche e si va’ avanti. Il vino salta nel bicchiere, ci sorprende e non teme il tempo. Par di ascoltare storie e leggende di eroi e di principi. E chi non si è consolato con un bicchiere di vino?? Il ritmo della musica accelera e sul finale la felicità prende il sopravvento. E per chi pensava che il Raboso fosse un vecchio burbero e serio c’è sempre un bicchiere pieno di gioventù e dolcezza…